La storia dei Supertuscan nasce dall'evoluzione del vino del Chianti.
Per la produzione del Chianti viene infatti redatto un disciplinare di produzione molto chiaro che prevedeva almeno il 70% Sangiovese e per il restante 30% potevano essere utilizzate uve complementari, come il Canaiolo, l’Aleatico ecc. In questo 30% potevano essere comprese delle uve locali a bacca bianca, fino al raggiungimento di una percentuale massima del 10%.
Questa regola rigida non permetteva di inserire varietà di Bordeaux come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot.
Nel 1968 nasce il Vigorello di San Felice che rompe il dettame della proibizione del taglio bordolese, nel cuore della regione del Chianti Classico, San Felice creò un modello: il primo super Tuscan.
Sulla scia del Vigorello sono seguiti il celebre Sassiccaia e nel 1971 il Tignanello, fatto con un mix di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.
La nascita dei vini Supertuscan va ricercata nel fatto che alcuni produttori volevano attuare un rinascimento enologico a causa del calo di prestigio dei vini toscani avvenuto negli anni Settanta, quando i produttori puntavano ancora sulle grandi quantità a discapito della qualità.
Il più noto dei Supertuscan fu realizzato da Piero Antinori e dall’enologo Giacomo Tachis: il Tignanello. Il vino era rivoluzionario, ma ancora di più lo fu il concetto che c’era dietro e cioè fare vini da invecchiamento nobili quanto i bordolesi francesi, ma con il Sangiovese come propulsore.